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Storia del riscaldamento: Un volo radente sui comignoli di tutte le epoche.

Il fuoco di legna ci ha affiancato per migliaia di anni.

di Fabio De Angelis
Comignoli
Tempo di lettura: 11 minuti

Un volo radente sui comignoli di tutte le epoche.

In una casa di campagna il fuoco di legna ha rappresentato da sempre la migliore fonte di calore. Negli ultimi decenni la ricerca di comodità ci ha portati a mettere da parte i “vecchi” sistemi di riscaldamento, sostituendoli con caldaie a Kerosene, a gas e a pellet; un fuoco di paglia, mi si permetta l’allegoria, che oggi si sta spegnendo alla luce dei costi spropositati di queste materie prime.

In tanti si torna al fuoco di legna, arso dentro camini, stufe, caldaie, cucine economiche. Quante storie e quanta sapienza ci costringe a ri-conoscere questo ritorno. Cerchiamo di vedere insieme la storia di questo arcaico, e insieme moderno, metodo di riscaldamento.

Cosa ci raccontano quegli sbuffi di fumo che fuggono dai mattoni anneriti? Dalle scintillanti sfere giranti e brillanti? Dai monumentali comignoli svettanti sui castelli, dalle pelli tenute su da bastoni nelle capanne?

Calore. Che arriva da lontano. Da otto minuti luce (il tempo che impiega il calore per arrivare dal nostro Sole a noi), da milioni di anni di storia, e giunge fino alla nostra pelle che apprezza, da sempre, quegli invisibili raggi infrarossi, quel tepore che ci raggiunge silenzioso e appagante e che ci fa sentire a casa.

Tutta la storia del riscaldamento a legna

Ne abbiamo fatta di strada, dal fuoco nella caverna alle più moderne stufe, che sfruttano ogni più minuta molecola della legna che, con fatica, portiamo dal bosco al nostro focolare.

Ne parliamo insieme qui. Cercando il nostro benessere.

La storia del nostro riscaldamento a legna inizia circa quattro miliardi e mezzo di anni fa.

Gli inizi

A quell’epoca, si, quattro miliardi e mezzo di anni fa, nel braccio di Orione della nostra galassia c’è stata una esplosione che ha investito una nube molecolare la quale, a causa di questo, è collassata ed ha prodotto una generazione di giovani stelle, fra le quali anche il nostro Sole che ha assunto, fin quasi da subito, un orbita circolare, distante ventiseimila anni luce dal centro della nostra galassia.

Era circondata da un disco protoplanetario e da quel disco, ricco di calcio e alluminio, si generarono quei pianeti che studiamo alle elementari: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e la nostra amata Terra. Al centro il Sole che, da allora e ancor oggi, fa una cosa chimicamente semplicissima, trasforma l’Idrogeno in Elio.

Antica rappresentazione del Sistema Solare

Antica rappresentazione del Sistema Solare

Ogni secondo – ogni secondo! bada bene!- nel nucleo della nostra stella 600.000.000 di tonnellate di idrogeno vengono trasformate in 595.740.000 tonnellate di elio. Se facciamo i conti, dopo questa trasformazione, 4.260.000 tonnellate di idrogeno (pari allo 0,75%) sembrano perse; in realtà questa massa mancante si è trasformata direttamente in energia ossia in radiazione elettromagnetica, secondo la famosa equazione di Einstein: E=mc²

Da questo fenomeno, descritto da questa breve ma fondamentale equazione arriva a noi, sulla superficie terrestre, la luce, il calore, la vita.

A questo punto, ci sarebbero da raccontare alcuni milioni di anni di evoluzione ma li saltiamo e arriviamo a noi.

Cosa avviene oggi

Al momento, la vita su questo pianeta è divisa in due grandi regni: animale e vegetale e, come in tutte le buone famiglie, uno aiuta l’altro. Vediamo come, in particolare per l’argomento che ci riguarda, il calore.

Teniamo presente che tutta l’energia che noi utilizziamo, a parte la fusione nucleare, arriva dal sole.

L’energia idroelettrica che deriva dalla furia dell’acqua che scende dalle montagne viene dal sole il quale scalda l’acqua degli oceani, la fa salire nelle nuvole, la fa piovere sulle montagne che da lì scende con la forza necessaria a far girare le turbine delle centrali idroelettriche.

Il carbone ed il petrolio sono antichi sedimenti organici vissuti e cresciuti milioni di anni fa grazie alla radiazione solare.

E poi c’è l’energia migliore, quella naturale e rinnovabile, a nostra disposizione dall’inizio della nostra storia. Si è vero, oggi la tecnologia si adopera per trovare i sistemi migliori per accumulare l’energia solare ma, la natura ci ha già messo a disposizione, da sempre, delle batterie efficientissime, a costo zero e rinnovabili. Gli alberi.

Schema del funzionamento di un albero

Schema del funzionamento di un albero ovvero, la fotosintesi (illustrazione tratta dal libro: “Fuoco di legna” di John Vivian).

La fotosintesi clorofilliana utilizza l’anidride carbonica, l’acqua e la luce solare (con l’avanzo dell’ossigeno) per costruire la cellulosa, una molecola resistentissima, tanto che per smontarla serve o tanto tempo, come accade in natura oppure, più velocemente, con una reazione chimica piuttosto violenta, tanto violenta da ridurla in breve nelle sue componenti originarie: acqua (in forma di vapore), anidride carbonica e… luce solare (riprendendosi l’ossigeno). Si tratta della combustione.

Più rapida della naturale macerazione del legno nel bosco ma, con gli stessi prodotti di scarto.

Cosa siamo riusciti a fare

L’uomo, nei millenni, ha cercato (e trovato) il modo per sfruttare la combustione, facendo in modo di mandar fuori dalla propria casa il vapore acqueo e l’anidride carbonica e tenersi in casa la luce e il calore solare.

I nostri progenitori e i primi esperimenti con il fuoco

I nostri progenitori e i primi esperimenti con il fuoco

Non è stato facile. Nelle caverne si poteva fare ben poco se non accendere il fuoco nei pressi dell’ingresso ma poi, sotto le capanne di pelli, le strategie per il tiraggio iniziarono a farsi più elaborate.

Il Teepee indiano ne è un ottimo esempio.

Come funziona il tiraggio in un Tepee indiano

Come funziona il tiraggio in un Tepee indiano (illustrazione tratta dal libro: “Fuoco di legna” di John Vivian).

Con le costruzioni in legno o in pietra la situazione si evolve, il fuoco non è più al centro dello spazio ma addossato ad una parete esterna, parete con un foro per l’evacuazione dei fumi.

Successivamente, attorno al foro venne realizzata una cappa e poi le pareti laterali fino a raggiungere la conformazione dell’odierno camino.

Qualcuno poi ideò una intercapedine destinata a convogliare i fumi fino al di sopra della abitazione e nacque così la canna fumaria, più o meno come la intendiamo oggi.

I primi tentativi di camino

I primi tentativi di camino (illustrazione tratta dal libro: “Fuoco di legna” di John Vivian).

Parallelamente si svilupparono i forni, strutture pensate per sfruttare al massimo il calore prodotto dalla combustione della legna. Realizzati inizialmente per la cottura dei cibi e poi utilizzati anche come sistema di riscaldamento, antesignano delle moderne stufe.

Il forno e le primitive stufe

Il forno e le primitive stufe (illustrazione tratta dal libro: “Fuoco di legna” di John Vivian).

E qui, rapidamente, siamo arrivati a noi

Riepiloghiamo.

In Primavera ed in Estate la luce del Sole, che arriva per irraggiamento sulla superficie della Terra, attiva la fotosintesi, si forma la cellulosa che si raccoglie nel legno degli alberi, noi raccogliamo il legno degli alberi, lo mettiamo nelle stufe e nei camini e lui, per irraggiamento, ci restituisce il calore durante l’Inverno.

Avete mai visto una batteria più efficiente?

La palla ora passa a noi. Siamo capaci di realizzare sistemi che riescono a sfruttare al meglio quel calore solare immagazzinato nel legno degli alberi?

Pare di si. Non ci siamo riusciti subito subito, ci abbiamo messo molte centinaia di anni ma, attualmente siamo a buon punto.

Troviamo tracce di forni per la cottura ed il riscaldamento risalenti a 2500 anni fa. Mentre i Celti fondavano la città di Bologna e Platone lasciava la vita terrena, la gente già scaldava la casa con strutture simili ai forni di cottura.

I Romani

Nel 300 avanti Cristo i matematici Babilonesi inventavano lo “zero” e i Romani scaldavano le terme con un sistema di riscaldamento a pavimento (ohi ragazzi, riscaldamento a pavimento! Vi dice niente?) questo permetteva di portare il calore in ambienti ampi, senza soffrire dei fastidi dati dal fumo e dei prodotti della combustione. I fumi passavano in intercapedini nel muro, detti “ipocausti”, senza disturbare minimamente gli avventori.

Sezione schematica di un Ipocausto d'epoca Romana

Sezione schematica di un Ipocausto d’epoca Romana

Le stufe ad accumulo

Un bel po’ di anni più tardi, siamo nei primi anni del 1400, in Olanda si costruiscono i primi mulini a vento ed in Alto Adige si diffondono le stufe ad accumulo, le cosiddette Kachelhofenscodella stufa”, nome derivato dal fatto che venivano inserite nel corpo della stufa parti di pignatte in cotto al fine di aumentarne la superficie radiante.

All’inizio erano piuttosto bruttine, solo nel 1600 si cominciò a rivestirle di maioliche per renderle anche eleganti, oltre che funzionali. Qualcuno aggiunse anche delle panche in legno per permettere di sedersi accanto alle preziose fonti di calore.

Un esempio monumentale di stufa ad accumulo

Un esempio monumentale di stufa ad accumulo

Tornando al 1400, in quell’epoca si cominciarono a posizionare lastre metalliche sul fondo dei camini, per aumentare il calore per irraggiamento e sfruttare al meglio la fiamma del camino che, se ne andava via piuttosto rapidamente.

La sacralità del fuoco

Il fuoco oggi ci riporta a radici antiche, arcaiche, quando i nostri progenitori si raccoglievano nelle caverne attorno al focolare che rappresentava calore, cibo, vicinanza, racconti.

Non era semplice, allora come ora; raccogliere la legna, imparare che quella asciutta rende meglio, schioccare pietre per far scintille sull’erba secca ammucchiata sotto le schegge di legno più fine, oppure roteare un bastoncino fino allo sfinimento per utilizzare la fisica dell’attrito al fine di raggiungere i 300 °C necessari all’accensione. Non ne sapevano nulla, i nostri progenitori, della fisica dell’attrito ma, non fa niente, funzionava comunque.

Era più facile però mantenere il fuoco sempre acceso, questa necessità trasformò il focolare in qualcosa di sacro, da accudire con devozione.

Un dono (rappresentato nella leggenda di Prometeo che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini), un dono che ha permesso all’umanità di sopravvivere e di evolversi.

Mantenere un fuoco acceso ha qualcosa di affascinante, descritto spesso nella storia: Enea che porta via da Troia il fuoco sacro; il roveto ardente di Mosè; la fiamma perpetua delle Vestali nell’Antica Roma.

Il fuoco sacro delle Vestali nell'Antica Roma

Il fuoco sacro delle Vestali nell’Antica Roma

I ceri pasquali nelle chiese cristiane e, perché no, la fiamma olimpica portata in staffetta dai Tedofori.

Un Tedoforo alle Olimpiadi del 1960

Un Tedoforo alle Olimpiadi del 1960

Mi figuro donne e uomini nella preistoria, prodigarsi attorno a quel fenomeno che gli permetteva di scaldarsi, illuminare la notte e cucinare i cibi.

Donne e uomini non diversi dai miei nonni che vedevo attorno al camino nella vecchia casa di montagna e, affacciato alla piccola finestra della cucina, ne immaginavo altri in faccende simili osservando il fumo uscire dalle sagome nere dei comignoli, sullo sfondo della assonnata luce del crepuscolo.

Il Medioevo

Il medioevo ci ha regalato camini monumentali, grandi come un monolocale al centro di Milano, cerco di immaginarmi le loro canne fumarie, non ne conosco le dimensioni ma, penso che Babbo Natale sia ingrassato così proprio in quel periodo, che gli importava, sarebbe sceso comunque comodo anche superati i cento chili.

Un monumentale camino in un castello. (fotogramma dal film: "Oltre il giardino" con Peter Sellers)

Un monumentale camino in un castello. (fotogramma dal film: “Oltre il giardino” con Peter Sellers)

Un ricordo di quei camini lo ritroviamo nelle vecchie masserie, con focolari spaziosi, tanto da ospitare panche disposte attorno al fuoco come i sedili dei cori delle chiese disposti attorno agli altari.

Le cucine economiche

Da alcuni comignoli però, vediamo anche uscire il fumo delle cucine economiche, una stufa speciale, che scalda la casa e cuoce i cibi con poca legna.

Una antica cucina economica in muratura

Una antica cucina economica in muratura

Nel 1834 la Stufa Oberlin fu un enorme successo commerciale: poteva essere realizzata in forme e fogge decorative, resisteva bene agli sbalzi di temperatura ed era dotata di tubi di scarico dei fumi.

La cucina Oberling

La cucina Oberling del 1834

Alcune avevano anche il forno e un serbatoio per il riscaldamento dell’acqua, in pratica, la prima cucina economica della storia.

Negli anni ’50 – ’60 del secolo scorso è stata la regina delle cucine delle campagne e spesso anche delle città.

Molti di noi ancora la utilizzano e probabilmente la utilizzeremo sempre più di frequente nei prossimi anni.

Pubblicità di inizio '900 di una cucina economica, molto simile alle attuali come foggia

Pubblicità di inizio ‘900 di una cucina economica, molto simile alle attuali come foggia

I giorni nostri

E poi arriviamo ai giorni nostri, con le tecnologie che abbiamo occasione di vedere presso i rivenditori specializzati o in fiere dedicate e che mettono in evidenza come il fuoco di legna possa e debba essere protagonista del calore nelle nostre case e per le nostre famiglie.

Stufa ad accumulo con bruciatore a pellet per pirolisi. Altissimo rendimento e bassissime emissioni

Stufa ad accumulo con bruciatore a pellet per pirolisi. Altissimo rendimento e bassissime emissioni

Il fuoco e l’evoluzione della civiltà

Per concludere mi fa piacere farvi vedere come e quanto il fuoco di legna sia stato importante nella nostra evoluzione.

La linea temporale dell'uso del fuoco da parte dell'Uomo

La linea temporale dell’uso del fuoco da parte dell’Uomo

Un milione e mezzo di anni fa abbiamo addomesticato il fuoco di legna, eravamo capaci di accenderlo, di gestirlo circondandolo di pietre ma l’utilizzo era ancora arcaico e pieno di incertezze.

Dopo molto tempo, circa 650.000 anni fa ne facevamo già un uso abituale, ci si scaldava nelle caverne, si cuocevano cibi, si son costruite strutture per utilizzarlo al massimo, come i forni o i camini di cui si parlava più indietro.

Una svolta determinante la si è avuta negli ultimi ultimi 5.000 anni dove abbiamo sviluppato le tecnologie per sfruttarlo al meglio.

Dettagli del disegno, da osservare

Ho ingrandito, nel disegno, questo “piccolo” spazio temporale.

4.000 anni fa la civiltà Micenea scopriva il focolare circolare, chiamato Eschara, posizionato al centro delle abitazioni, cercando di sfruttare il massimo del calore prodotto. In Grecia troviamo esempi di ambienti con focolare centrale risalenti a 3.600 anni fa.

In epoca Romana troviamo il “Focus“, elemento centrale della abitazione. Il termine acquisisce poi significati più ampi: “il focus del discorso“, il “focus” come focolaio di una infezione o ancora come il punto d’incontro dei raggi concentrati di una lente. Concentrarci su un argomento, identificare il “focus” filosofico. Ed anche: mettere a “fuoco” fotograficamente parlando. Ecco, alla fine “focus” rappresenta l’obiettivo del nostro sguardo, l’attenzione alle piccole cose, la “focalizzazione” dei nostri intenti.

La dice lunga tutto questo su quanto il nostro sguardo si è “focalizzato” sul centro d’attenzione (il fuoco) delle nostre dimore fino a diventare metafora della concentrazione del pensiero. E tutto questo ci viene dal fuoco di legna.

Come si vede chiaramente dal disegno, i combustibili fossili li utilizziamo da poco: 300 anni per quanto riguarda il carbone, 160 anni per quanto riguarda il petrolio.

Scriviamo un po’ di numeri: scopriamo che per il 99,9998% del nostro tempo su questa Terra abbiamo usato il fuoco di legna, di contro per lo 0,0002% del nostro tempo abbiamo utilizzato combustibili fossili, consideriamole con attenzione queste percentuali!

Penso di trovare giusto dare spazio al quel fuoco di legna, quello con più esperienza, quello che ci ha accompagnato e aiutato fin dagli albori della nostra civiltà e che ha tutte le sue buone ragioni per continuare a darci davvero una mano. Il bruciare combustibili fossili è una “novità” con scarsa esperienza, con conseguenze che solo ora stiamo cominciando a scoprire, nostro malgrado.

Samantha Cristoforetti. La nostra astronauta che osserva la Terra

Samantha Cristoforetti. La nostra astronauta che osserva la Terra

Mi fa piacere concludere con una frase di Samantha Cristoforetti: “Siamo tutti abitanti di una grande roccia lanciata nello spazio e illuminata da una stella, usiamola al meglio!” mi sento di fidarmi; d’altronde, chi meglio di lei riesce a guardare il Sole da vicino e i comignoli dall’alto!


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