Cosa hanno in comune il camino e la televisione? Un piccolo viaggio fra queste due realtà.
La scoperta del fuoco
L’uomo moderno iniziò ad utilizzare razionalmente il fuoco circa 125.000 anni fa ma, le prime prove del controllo del fuoco da parte degli ominidi risalgono a circa 1 milione di anni fa.
La luce del fuoco fa parte di noi da sempre.
I nostri progenitori, nelle caverne, si raccoglievano attorno alla fiamma per scaldarsi, cuocere le carni, difendersi dalle belve. Il fuoco divenne il centro della abitazione.
Se vuoi approfondire la storia del fuoco puoi leggere l’articolo dedicato.
Il camino
Il camino è la struttura (assieme alla stufa in tutte le sue forme) più diffusa nelle case rurali e nei paesi durante i secoli passati, per i più fortunati anche in città. Presente nei castelli, nelle dimore storiche, nei casini di caccia, nelle povere case di campagna. Ha concentrato l’interesse di chiunque volesse riscaldarsi anche solo guardando la fiamma scoppiettante.
Guardare la fiamma. Cosa c’è di più rilassante?! Avrete sicuramente sentito qualcuno dire: “Si, la stufa mi piace come riscalda ma, la voglio che si veda la fiamma“. Ecco, è quello che ci piace, la fiamma, la luce, il Focus.
Un latinismo per la fiamma del camino Focus? Non esattamente. In latino il fuoco, inteso come fiamma di una combustione, si indica con Ignis, da cui deriva, ad esempio il termine “ignifugo” per indicare un materiale resistente al fuoco. Focus è più propriamente: il punto di convergenza, il nocciolo della questione, l’argomento che ci interessa.
Ecco dunque, il camino non è un Ignis, è un Focus, è un punto dove convergono i nostri sguardi, dove la nostra coscienza concentra la sua attenzione, da dove sentiamo provenire il calore che scalda il nostro corpo; che fossimo a cena dopo una giornata di lavoro duro nei campi, al ritorno dalla caccia fra le brume della brughiera oppure, semplici nobili che sorseggiano un bourbon fra teste di alci imbalsamate con i piedi poggiati sui tappeti, con intorno le mura di un castello immerso nella Loira o, più semplicemente, in casa nostra in inverno.
Il punto di interesse
Questo è il camino, un Focus, un punto di interesse.
E così è stato, per anni, decenni, secoli. I nostri nonni lo hanno vissuto direttamente, alcuni di noi, avanti negli anni, lo hanno vissuto di riflesso dei nonni, esperito assieme a loro, accendendolo e curandolo.
Il camino occupava un angolo della cucina o del tinello, od una loro parete. Si preparavano i cibi, si mangiava assieme, si sferruzzavano i calzini con i quattro ferri da calza a due punte, si sparlava dei compaesani davanti al Focus, con un occhio sempre pronto a guardare le lingue rossastre salire verso il comignolo e le mani pronte a riattizzare la fiamma con nuovi ciocchi.
Le piccole case rurali avevano camini piccoli, un po’ per esigenze di spazio, un po’ perché un piccolo camino consuma di meno. Nei grandi castelli, nelle dimore nobili troviamo camini monumentali, costruiti per ostentare ricchezza e, soprattutto, per scaldare ambienti più grandi. Ricordiamocelo questo.
3 Gennaio 1954, ore 11:00
Gli angoli e le pareti dei tinelli e delle cucine, quel giorno, a quell’ora, furono definitivamente condannati.
Non fu una condanna immediata, ci vollero anni ma, da quel giorno iniziò il processo senza appello, il processo di conversione dei tinelli e delle cucine.
Quel giorno iniziarono le trasmissioni del Programma Nazionale, progenitore di Rai 1. Fulvia Colombo, con le parole «La Rai – Radiotelevisione Italiana – inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive.» sancì il profondo cambiamento delle abitudini degli italiani.
Un apparecchio televisivo costava tanto, in confronto ad oggi il valore di un televisore era di circa 7.000 Euro e pochi potevano permetterselo, in molti si andava nei bar che offrivano la visione ma poi, col passare dei mesi e degli anni, complice la riduzione dei prezzi, in tanti iniziarono ad acquistare gli “Allocchio Bacchini” i “Lesa” i super ricercati “Brionvega”.
Mio padre conosceva un ingegnere elettronico che ci costruì un televisore artigianale, buttato via alla fine degli anni ’60, averlo oggi sarebbe una fortuna forse, ma a noi piacquero per molti anni quelle immagini in bianco e nero proiettate su un vetro, bei ricordi.
Cominciarono ad essere posizionate agli angoli dei tinelli, o lungo le pareti se si aveva spazio. Le televisioni cominciarono a prendere il posto dei camini.
Il riscaldamento centralizzato
I camini non servivano più nelle case di città, dove in tanti ci si spostava per lavoro, li c’erano i termosifoni. Noi a Roma negli anni ’60, la caldaia a carbone la avevamo in un locale buio, nero e per me misterioso. Dietro l’ingresso dell’ascensore al piano terra c’era una porticina in doghe di legno chiusa da un grosso lucchetto che portava al locale caldaia. Il camino, in città, non serviva più.
Pian piano, queste comodità si espansero anche nei paesi, così che caldaie a kerosene o a gas presero il posto dei camini e delle stufe, posizionando in ogni stanza un termosifone comodo ed inodore, ma a che prezzo!
I camini caddero in disuso, sostituiti, nei tinelli e nelle cucine, da televisori che ne prendevano il posto.
Al posto del camino
Così quell’angolo destinato al camino venne presto sostituito, nei progetti degli ingegneri e degli architetti, con l’angolo destinato alla televisione. Ma la sostituzione non è casuale, e non è neppure sbagliata dal punto di vista antropologico e psicologico.
Vediamo di capirne perché. La spiegazione in fondo è semplice.
La luce
Tutto il mondo che vediamo è offerto ai nostri occhi per luce riflessa. Il sole illumina gli oggetti che vediamo durante il giorno. Le candele o le lucerne un tempo, le lampadine oggi, ci permettono di vedere il mondo anche di notte ma, tutto per luce riflessa. Il sole, le lampadine, le lucerne, illuminano le cose e noi le vediamo.
Le uniche cose al mondo che guardiamo per luce diretta sono: il fuoco e la televisione (di recente anche i computer, gli smartphone e i tablet).
I bambini sono attratti dalla luce diretta, guardano le luci accese, le fonti di luce, ed anche noi grandi facciamo la stessa cosa, per quella inconscia e mai sopita esperienza del fuoco nelle caverne.
La televisione afferra l’attenzione profonda dei nostri occhi per la sua luce diretta. Ecco perché ha conquistato il posto dove i nostri nonni avrebbero messo un camino. Sempre a portata di mano, sempre pronto per essere acceso.
Più grande, più piccolo
In questa migrazione da camino a televisione, non siamo sfuggiti alla logica delle dimensioni. Dicevamo che nelle case rurali il camino era più piccolo e nelle dimore più ricche era più grande, per diversi motivi.
Accade lo stesso per lo schermo della televisione.
In stanze di piccole dimensioni sono sufficienti una manciata di pollici, lo schermo lo si guarda da due, tre metri e quelle immagini coprono sufficientemente il nostro campo visivo e poi, queste televisioni consumano di meno.
Nelle dimore più spaziose le stanze sono più grandi, lo schermo lo si osserva da distanze maggiori, c’è bisogno di immagini più grandi per coprire l’area del nostro sguardo e così, per logica conseguenza, si sceglieranno televisioni da 60, 70, 80 pollici. E un po’ anche per ostentare ricchezza.
Come per i camini delle grandi dimore storiche dei secoli passati. Camino più grande, televisione più grande. Ovvio!
Chi vince
Sul piano razionale vince senza dubbio la televisione, di certo oggi nel mondo ci sono più televisioni che camini ed il nostro ancestrale bisogno di osservare qualcosa per luce diretta è soddisfatto da questo insidioso elettrodomestico.
Sul piano emotivo le cose diventano più articolate. A chi non piacerebbe un camino in casa? La sua rinuncia però non è per disamore ma per necessità, per praticità.
Ho visto condomini a Roma di 8, 10 piani realizzati negli anni ’70 dove, negli appartamenti dell’ultimo la cucina ospita un camino. Fortunati possessori ai quali pesa, giustamente, portar su la legna, aver problemi su dove immagazzinarla, dove acquistarla, il fumo (non sono camini fatti a regola d’arte) e quindi quella camera di fuoco diventa un’orbita vuota che osserva i commensali come gli occhi di vetro dei cervi imbalsamati osservavano i nobili nel casino di caccia nell’800.
Però il camino resta nel nostro cuore. Chi decide di vivere in campagna ne fa elemento primario nella scelta della casa, chi non vive in campagna si aspetta di trovarlo acceso quando gli amici che vivono in campagna lo invitano per una cena, magari a Natale.
E poi vogliamo considerare quei filmati, facilmente visibili su tante piattaforme, che fanno vedere il fuoco del camino sul nostro televisore? Filmati lunghissimi, che non fanno altro che riprodurre ciocchi di legna che bruciano in un camino per poter guardare la lunga combustione e far credere di avere un camino in casa. Un autogol, un cortocircuito della nostalgia.
I punteggi
Da ottico optometrista, come sono, potrei sancire la parità. Due elementi che emettono luce e che convergono la nostra attenzione sul Focus della luce diretta, stanno alla pari riguardo la percezione e la attenzione richiesta.
Da persona che si è trasferita in campagna per amore delle tradizioni, non posso che decretare la vittoria per il camino tradizionale. Oltre che catturare la nostra attenzione ed il nostro sguardo, un camino ci dona luce e calore. Ci fa faticare con la legna è vero, ma ci offre una atmosfera che nessun televisore, a led, oled, HD, 4k e chissà cos’altro ci potrà mai regalare.
E poi, provate a fare la bruschetta, a cuocere una bistecca, a far rosolare un pollo, a far bollire i fagioli su un megaschermo ad alta definizione!
E tu? chi consideri vincitore in questa arcaica sfida?
Preferisci farti catturare l’attenzione da un camino o da una televisione?
Se pensi che queste considerazioni, questi confronti fra televisore e camino possono essere interessanti, condividi l’articolo!
Ed inoltre, fammi sapere il tuo punto di vista su questo argomento.